TATTOO CIRCUS TRANSFEMMINISTA – IN SOSTEGNO ALLE LOTTE DENTRO E FUORI DAI CPR – 7/8 DICEMBRE 2025

Da più di 25 anni in Italia esistono dei centri di detenzione cosiddetta amministrativa per persone senza documenti regolari, che sono di fatto dei lager etnici dove donne e uomini provenienti da paesi esterni alla comunità europea, sprovvistx di permesso di soggiorno oppure destinatarie di un provvedimento di espulsione dal territorio nazionale, vengono trattenutx in attesa della deportazione coatta nei paesi d’origine.

Istituiti nel lontano 1998, con il Testo unico sull’immigrazione voluto dal governo di centro-sinistra e firmato da Livia Turco e Giorgio Napolitano, hanno cambiato nome nel tempo, prima CPT (centri permanenza temporanea), poi CIE (centri identificazione ed espulsione) e infine, ad oggi, CPR (centri di permanenza per il rimpatrio).

Nel 2006 è stato aperto uno di questi lager nella nostra regione, precisamente a Gradisca d’Isonzo, in provincia di Gorizia, chiuso grazie alla forza delle rivolte interne avvenute nel 2013 e ritornato operativo come CPR nel 2019.

I cpr che nel passato sono stati chiusi, lo sono stati grazie al fuoco e ai colpi delle rivolte dei prigionieri al loro interno.

Non è un caso che il “pacchetto sicurezza”, ora legge 80/2025, dedichi particolare attenzione sia a chi si ribella al loro interno – e all’interno delle carceri del circuito penale – sia a chi tenta di spezzare l’isolamento a cui vengono sottoposti i reclusi portando loro solidarietà dall’esterno, introducendo a questo scopo nuovi reati e inasprendo le pene.

I CPR sono luoghi di tortura, segregazione e morte: a Gradisca nel 2013 muore Majid El-Khodra e dal 2020 ad oggi ricordiamo le vite spezzate di Vakhtang Enukidze, Orgest Turia, Anani Ezzedine,Arshad Jahangir.

Quell'”eccedenza umana” che non è più ricattabile nel girone infernale dei documenti, dello sfruttamento nelle campagne, dei cantieri, della logistica e del lavoro nero, chi non “serve” più alla macchina capitalista, viene spremuto un’ultima volta, fatto diventare mera materia prima per creare ancora una volta profitto attraverso la costruzione, il mantenimento e la gestione di questi lager e il funzionamento del business delle deportazioni.

Abbiamo deciso di dedicare questa Tattoo circus alle lotte dentro e fuori ai CPR per prendere posizione esplicita contro questi luoghi, che sono la rappresentazione più concreta e feroce del razzismo di Stato e della violenza delle frontiere, di cui non si può e non si deve in nessun modo essere complici.

ANCORA SULLA PARTITA

Riceviamo da Assemblea no DL sicurezza e no ZOne rosse questo contributo che invitiamo a leggere.

“A seguito del corteo tenutosi il 14/10/2025 vogliamo rilasciare anche noi una nostra dichiarazione come Assemblea NO DL SICUREZZA NO ZONE ROSSE – Udine riguardo ad eventi che sono stati oggetto di una pesante campagna di disinformazione e criminalizzazione mediatica.

Anche noi eravamo presenti al corteo, così come eravamo presenti in città nei giorni e mesi precedenti, ed è proprio dalla preparazione della città in vista di questo corteo che vorremmo partire. Da tempo denunciamo con preoccupazione e rabbia le scelte repressive, intimidatorie e restrittive che questo governo e le amministrazioni stanno mettendo in atto. Questa assemblea si è ritrovata per costruire risposte al decreto legge sicurezza e all’attuazione delle zone rosse.
Abbiamo sempre temuto che le modalità securitarie avrebbero portato a risposte sempre più violente e autoritarie da parte dello stato, nelle vesti delle autorità incaricate di metterle in atto (forze dell’ordine in primis). Abbiamo denunciato la presenza sempre più massiva di controlli e armi sulle nostre strade.

In occasione di questa manifestazione abbiamo avuto un assaggio più evidente di quelli che sono i risultati della svolta autoritaria e dello stato di polizia nel quale siamo sempre più forzatx.
La preparazione della città per il corteo è stata un climax di tensione, un corteo cittadino trattato come una minaccia pubblica. La città distopica: serrande chiuse, tavolini e sedie nascosti, strade laterali presidiate da elmetti e manganelli. Camionette ed elicotteri. Era evidente che queste intimidazioni mediatiche fungessero da deterrente: dissuadere la cittadinanza dal partecipare al corteo, alimentando una narrazione di sicurezza “a senso unico”, seminando il panico.
Nonostante questo clima di terrore, la cittadinanza ha risposto alla chiamata. In strada sono scese moltissime persone, ci hanno raggiunto da regioni e nazioni diverse, hanno sfilato sotto gli occhi inquisitori delle forze armate dando un segno forte di solidarietà alla Palestina e di condanna del genocidio in corso.

Al termine del corteo, in piazza I Maggio, quando una parte delle/i dimostranti ha cercato di proseguire verso lo stadio dove si stava giocando l’infame partita Italia-Israele (e intanto giungeva notizia dell’ennesima chiusura del valico di Rafah, per affamare la popolazione di Gaza), la polizia ha dispiegato tutta la sua forza repressiva. Getti d’acqua violentissimi e lancio di un numero spropositato di lacrimogeni (150 secondo la Questura), spesso ad altezza d’uomo. Non c’è stato quindi alcun “corpo a corpo” (come ammette il questore) e di conseguenza gli “scontri” e la “guerriglia urbana” sparati in prima pagina dai mezzi di disinformazione sono stati in realtà un lungo fronteggiamento. La stampa ha dato ampio spazio a chi è stato colpitx da sassate e nessuno a chi è stato colpitx dai candelotti, nè agli effetti dannosi del gas lacrimogeno CS che invadeva l’intera piazza. Nessuno parla delle manganellate distribuite dalla polizia alle persone fermate (pescate nel mucchio), a cui va la nostra piena solidarietà. Si favoleggia di “danni alla città” che, a un esame sereno, si riducono (come riconosciuto anche dalla polizia) a qualche scritta sui muri, un paio di bidoni condominiali bruciati e qualche segnale stradale divelto. Si è voluto impedire, con estrema violenza, il ripetersi del corteo spontaneo del 3 ottobre quando una grande folla aveva raggiunto la stazione da piazza I Maggio.

La spettacolarizzazione della violenza e la narrazione basata su “buoni” e “cattivi” nasconde la violenza spropositata delle forze di polizia. I primi lacrimogeni, poco dopo l’arrivo in piazza, hanno sorvolato ampiamente la linea della contestazione finendo fra lx indecisx: quellx che non sapevano se contestare lo sproporzionato blocco di polizia o ascoltare i comizi. A questi sono seguite scariche continue e ripetute, sparate verso ogni direzione e ad ogni altezza, sotto gli occhi increduli di chi si chiedeva quale potesse essere stata la causa di tutta quella forza. Hanno colpito i versanti della collina del castello, dove sembravano esserci solo spettatori sugli spalti (ci chiediamo addirittura se fossero parte del corteo), raggiunto la collina di piazza primo maggio (che giusto per intenderci ospitava un gruppo di persone che tendevano una bandiera con su scritti i nomi delle migliaia di vite dei bambini palestinesi strappate dalle forze israeliane), attraversato a pochi metri di altezza da terra, e quindi sparati puntandoli in faccia, le persone riunite da una parte e dall’altra della piazza. E non si sono fermati mai, fino a che ogni singolx partecipante del corteo non se n’è andatx. I lacrimogeni sono stati affiancati dagli idranti, dalle cariche e dal progressivo avanzamento delle forze dell’ordine fino a quando l’intera piazza è stata sgomberata.

Udine, il 14/10/2025, sapeva da che parte stare, per quel che riguarda i territori palestinesi: la Palestina va liberata dal fiume fino al mare. Vogliamo una Palestina libera da vessazioni, apartheid, colonialismo, genocidio. Violenze unilaterali adoperate dallo stato di Israele, non senza la complicità delle potenze “occidentali”.
Al risveglio, però, non vorremmo che Udine si dimenticasse da che parte stare: la liberazione dalle violenze e dalla repressione passa anche attraverso i nostri territori e la condanna dell’uso arrogante e fascista della forza deve risuonare trasveralmente, attraversando tutte le realtà che il 14 hanno alzato la voce. Ci siamo oppostx all’idea di ospitare degli stragisti sul nostro territorio, mascherandoli come atleti. Pensiamo sia doveroso opporsi anche a chi la violenza la adopera localmente, sul nostro territorio, mascherandola come “sicurezza”.

Assemblea NO DL SICUREZZA NO ZONE ROSSE – Udine”

Che bella Udine che brucia!

Che Bella Udine che Brucia!

Per prima cosa, esprimiamo totale e incondizionata solidarietà alle persone fermate e arrestate al termine del corteo contro la partita della vergogna Italia – Israele di martedì 14 ottobre a Udine.

Negli ultimi mesi abbiamo visto scagliarsi un’ondata repressiva brutale sulle partecipatissime manifestazioni in solidarietà alla Palestina che hanno attraversato tutta l’italia. 
In moltissimi casi, la repressione si è diretta contro manifestanti alle loro prime esperienze di piazza, spesso minorenni o persone non inserite in contesti militanti o organizzati. Questo elemento, ormai ricorrente, fa pensare che non si tratti di episodi casuali, ma di una strategia precisa su cui vale la pena soffermarsi.

La priorità sembra essere fare prigionierx, non importa chi, né cosa abbia fatto. 

L’obiettivo è dare qualcosa in pasto ai giornali, alimentare il racconto securitario e giustificare i mezzi messi in campo. Se un’operazione non produce fermi o arresti, rischia di apparire “inutile” agli occhi dell’opinione pubblica. Il sensazionalismo mediatico sui fermi e gli arresti non è mai compensato dalla stessa attenzione quando le accuse cadono o arrivano le assoluzioni, che quasi sempre passano sotto silenzio. 
È un meccanismo di propaganda facile tramite arresti facili.

Questa repressione veicola un messaggio preciso: “in galera ci puoi finire anche tu”, anche se è la prima volta che scendi in piazza. È un tentativo di seminare paura e scoraggiare la partecipazione, soprattutto in un momento in cui le piazze per la Palestina hanno mostrato numeri che in Italia non si vedevano da anni. L’obiettivo è ridurre queste mobilitazioni spontanee e non organizzate a dimensioni “gestibili”, per poi avere campo libero nel colpire chi non desiste, fino a riportare tutto al silenzio, attraverso decreti e leggi sempre più repressive che passano inosservate perché “non ci riguardano”.

I cosiddetti “rastrellamenti a caso” quindi non hanno nulla di casuale. È una strategia consapevole: se vengono fermati militanti notx, la rete di solidarietà si può attivare; se vengono prese “persone comuni”, invece, si rischia che prevalga il silenzio, la paura, la tendenza a dissociarsi.

La repressione non punta solo a colpire chi lotta, ma a isolare, a neutralizzare la solidarietà e a trasformare la paura in rassegnazione.
E proprio così riescono a sedare la partecipazione e a disinnescare la possibilità stessa del conflitto.
Il vero obiettivo è spegnere quel che nasce quando la gente comune scende in piazza e segue il proprio istinto morale.

Ed è in questo quadro che si inserisce anche lo strumento della solidarietà. Se chi è avezzx alla repressione sa che nessunx va lasciato solx, chi mastica meno queste pratiche finisce a trovarsi spiazzatx, non sa a chi rivolgersi e la repressione diventa un fatto individuale e di solitudine.
A questo tentativo di neutralizzare la solidarietà e disincentivare la partecipazione si somma la tanto comoda distinzione fra manifestanti “buonə” e “cattivə” e fra manifestazioni pacifiche e degenerate, abitate da “infiltratə facinorosə”. Secondo questa narrazione, la libertà di manifestare il dissenso è garantita soltanto se espressa “pacificamente”.  Dove per “pacifico”  si intende “pacificato”, ovvero circoscritto e costretto nei limiti di quanto consentito dalle forze dell’ordine: tutto il resto, tutto quello che esistere al di fuori di questo asfissiante perimetro resosempre più angusto da leggi repressive e pacchetti sicurezza) è negativo, e deve essere condannato, pure dallə manifestanti “buonə”, pena la legittimità del loro manifestare e delle loro rivendicazioni agli occhi dell’opinione pubblica e forse pensiamo anche del poliziotto interiorizzato.
Di fatto, peró, il perseguimento di questa legittimità rompe i movimenti dal di dentro e presta il fianco a chi ci vuole divisə, diffidenti, spaventatə e ancor peggio isola chi è represso.

Per questa ragione consolidare narrazioni di questo tipo è complicità con l’oppressore.

Non crediamo in alcuna distinzione , crediamo solo nella diversità e varietà delle pratiche, poichè gli obiettivi politici e gli slanci rivendicativi si perseguono secondo forze diverse, canali diversi ed energie differenti.
Lo slogan “se toccano unx toccano tuttx” deve prendere concretezza effettivamente quando unx viene toccatx. Poco importa se le pratiche adottate in piazza siano condivise o meno: bisogna avere chiaro chi è il nemico.
La polizia è il nemico, che difende i padroni, le politiche genocidarie, chi devasta e avvelena la terra.
Lo stato è il nemico, complice del genocidio, dell’oppressione di razza, di classe e di genere.
Non lo sono invece lx compagnx che stanno al nostro fianco, anche se con tensioni o approcci diversi. La piazza deve restare uno spazio libero, senza registi né guardiani morali, aperto a chi rifiuta le proteste pacificate e addomesticate.

C’è un fuoco nella pancia che nessuno potrà mai domare, e ringraziamo chi con quel fuoco ha illuminato Udine di una bellissima luce!

Le strade e le piazze sono nostre e non le abbandoneremo per paura. Difendiamo chi lotta con noi e accanto a noi, accogliamo chi arriva per la prima volta e facciamo in modo che la solidarietà non rimanga solo uno slogan ma diventi una pratica quotidiana.

Nessun passo indietro!

9/09 Incontro con Liad Hussein Kantorowicz

Come transfemministx e queer i cui corpi ed identità vengono strumentalizzati per togliere e indebolire la solidarietà alla resistenza palestinese attraverso operazioni di pink/rainbow washing abbiamo sempre ritenuto importante posizionarci e costruire momenti di
approfondimento con l’obiettivo di disinnescare la potente retorica sionista e fascista ma anche di una certa “sinistra” ed è con questo stesso spirito che organizziamo questo incontro per noi molto importante.

La lotta per la liberazione della Palestina è una lotta che riguarda tuttx. Riguarda anche le persone ebree nel nome delle quali viene commesso il genocidio che è in atto.
Dal 7 ottobre, l’Europa ha assistito a un aumento storico di persone e gruppi che utilizzano il loro posizionamento di persone ebree antisioniste per esprimersi a favore della liberazione della Palestina e opporsi al genocidio.
Può questa presenza essere da sprone per i movimenti di sinistra europei a confrontarsi con il proprio antisemitismo e razzismo interiorizzato?
In questa presentazione forniremo una panoramica su questo movimento in crescita in Europa, chiariremo le differenze tra antisemitismo e antisionismo, lontano dal modo in cui questi termini sono stati strumentalizzati contro il movimento per la liberazione della Palestina.
Ragioneremo collettivamente su cosa è necessario in questo momento specifico in cui è in corso il genocidio per costruire in maniera più efficace un movimento per la liberazione della Palestina che sia inclusivo e libero da antisemitismo e razzismo

CHE LA PAURA CAMBI DI CAMPO – SOLIDARIETA’ ALLE PERSONE COLPITE DA VIOLENZA TRANSFOBICA A UDINE

Come Laboratoria TFQ di Udine esprimiamo tutta la nostra solidarietà alle persone colpite da un’aggressione transfobica, venerdì 25 luglio, alla prima serata di FOMO a Udine al Parco Ardito Desio.
Non possiamo non pensare che proprio una settimana prima stavamo presidiando il luogo in cui questa aggressione è avvenuta, con performance ed eventi queer, rivendicando le nostre esistenze e l’occupazione dello spazio pubblico con i nostri corpi non assimilabili.

Questa aggressione visti i “tempi che corrono” non ci stupisce e poteva capitare benissimo anche alla nostra iniziativa, ne siamo conscx. Peró non c’è da stupirsi che queste cose accadano spesso e volentieri in contesti attraversati per lo più da uomini cis ed eterosessuali,che niente hanno da temere.
Questa aggressione non ci intimidisce, anzi, ci sprona a continuare a prendere posto, allargarci, sempre di più e sempre più spesso, proprio dove diamo evidentemente più fastidio.

Ma questa aggressione ci dice anche altre cose.
Ci fa prendere atto in maniera inequivocabile che la cultura eterocispatriarcale è ancora viva e vegeta e che gli alfieri del binarismo di genere sono sempre in agguato anche quando meno ce lo aspettiamo, tanto da aver eretto un cesso pubblico come ultimo fortino del ciseteropatriarcato da difendere.
Tutto ciò ci insegna che i formalismi dell’inclusività purtroppo sono solo dei simulacri vuoti se distaccati da una pratica radicale e intransigente.

Diventa quindi necessario che la comunità continui ad autodeterminarsi con strumenti di autodifesa, così come tra l’altro è stato, evitando un esito peggiore, e continui a rafforzarsi comprendendo che è, come sempre, tutto nelle proprie mani.
Delegare a tecnologie varie, divise o autorità certificate che dovrebbero “gestire” al posto nostro lo spazio che attraversiamo non fa altro che indebolirci, facendoci supporre che senza questo passaggio non ci sarà mai giustizia o che ci debba sempre essere qulcunx altrx di più titolato di noi a provvedere al nostro benessere e cura.

Siamo ovviamente rattristatx per lx compagnx aggreditx e per l’ennesimo colpo che la nostra comunità ha dovuto subire, ma più di tutto siamo INCAZZATX. Vogliamo che la paura cambi di campo e che nessuna aggressione rimanga senza risposta.

Continueremo a pisciare dove ci pare e piace senza chiedere il permesso, continueremo ad affermare le nostre esistenze in maniera sempre più assertiva e determinata e toglieremo insieme ogni possibilità e agibilità a frustrati reazionari.

Che la rabbia queer spazzi via tutto il marciume di questo sistema decadente, putrefatto e opportunsita, che la rabbia diventi uno strumento per salvaguardare le nostre vite e (R)esistenze.

Ci vediamo nelle strade

NEVER TOO LATE PRIDE PARTY – IL PROGRAMMA

NEVER TOO LATE PRIDE
Sabato 19 dalle 19.00
al Parco di Cemento, UD

IL PROGRAMMA

Musica

AUFGUSSMEISTER:

Nato come jam free-sperimentale, Aufgussmeister è un progetto di musica elettronica-noise creato da Selene ed Elisa nel febbraio 2025. Con sintetizzatori, microfoni a contatto e chitarra come strumenti principali esplorano oggetti di uso quotidiano, flauti giocattolo, sex toys, cercando di combinare l’improvvisazione con nuove sonorità, facendo scontrare rumore e melodia, in un modo di percepire e suonare giocoso sempre in evoluzione.

DJ SIGNORINA B

Speaker radiofonica per professione, dj per passione, nota soprattutto negli ambienti queer per la sua selezione DISCO 2000 che propone classici e chicche dance dal 2000 ai nostri giorni.

Performances

MISSKATENA

Fluida dominatrice delle acque di fogna, paladina delle cause perse, generata e non creata dalla spuma di mare dei cocktail avanzati e dagli scarti abbandonati che non si vogliono vedere. Si è formata sotto i riflettori dei pali tungstenici dei bordi delle strade, vedendoli come fari televisivi e sentendosi presentatrice e reporter delle bizzarre dis-avventure che le si sono palesate davanti.

Collettiva Smarza TFQ

Nel “DeCUMeron ma anche DeSQUIRTeron” la popolazione si scontra con una nuova epidemia: la SARSCOV9, una malattia che debella specificamente chiunque sia omolesbobitransfobic*, sionista, razzista, classista! Se nell’opera trecentesca le novelle sono un espediente di fuga dalla realtà, qui invece sono pura celebrazione e incarnano la felicità di autodeterminarsi e ricreare da zero un mondo senza alcuna discriminazione e odio per l’altr*. È un’opera a episodi, il 19 presenteremo per voi la prima novella: “Un Natale come si deve”.

Spazio Distro

Al Never Too Late Pride ci sarà spazio anche per varie distro Queer. Buttateci un occhio: siamo certə che troverai qualcosa che ti possa interessare! Sei tu ad avere una distro a tema? È la benvenuta! Ricordati di portare un tavolino o telo dove appoggiarla e troveremo insieme uno spazio per esporla!

Letture Tarocchi

Cerchi una nuova prospettiva? Vuoi comprendere meglio le energie che ti circondano? Interroga i tarocchi con @ouroboros_prints! Non per indagare il futuro, ma per conoscere meglio il presente!

NEVER TOO “LATE PRIDE PARTY!” 19 LUGLIO!

🇵🇸

“No pride in genocide” perchè finchè la Palestina non sarà libera nessunx sarà liberx.

🇵🇸

Dopo quasi due anni di genocidio facciamo ancora più nostra questa istanza proveniente dalle persone queer e trans palestinesi e mediorentali, rifiutando ogni forma di queer-washing e depotenziamento delle nostre lotte. Occupare lo spazio pubblico con i nostri corpi queer ed indisciplinati ci sembra fondamentale e necessario, soprattutto quando altri corpi in altre geografie non possono farlo senza rischiare la vita o ripercussioni repressive pesantissime.

Ma non serve andare tanto lontano per vederci spazzatx via, silenziatx e nascostx come polvere sotto al tappeto. Zone rosse, decreti “sicurezza” ultra repressivi tramutati in leggi, militarizzazione e riarmo in preparazione alla guerra interna ed esterna allo Stato, invalidazione continua delle nostre vite, marginalizzazione e violenza transfobica… non sono cose lontane ma “prodotti” tutti nostrani!

Ebbene la domanda sorge spontanea: allora cosa celebriamo durante un pride? Davvero vogliamo sentirci “inclusx” e diventare un ingranaggio oliato di una società malata e marcia? Davvero ci sta bene essere accettatx solo se non disturbiamo? Se non diamo nell’occhio? Se siamo presentabili e decorosx consumatorx? Davvero pensiamo di poter cambiare le cose “dal di dentro?” Ci interessa davvero essere accettatx e assimilatx? A tutte queste domande la nostra risposta è NO!

Per queste ragioni abbiamo deciso di riprenderci lo spazio pubblico, con i nostri corpi non conformi e le nostre vite ed esperienze dissidenti. Abbiamo deciso di farlo attraverso una festa, rivendicandoci la gioia e la queerness, la rabbia e l’indecorosità, lo stare insieme e creare relazioni e comunità.

Abbiamo scelto per questa festa l’immagine di Divine, iconica drag queen che oltraggiò l’America e fu anche definita la donna più disgustosa al mondo. Noi l’amiamo per tutto ciò che rappresenta e ha rappresentato nella cornice di una società bigotta e borghese come quella americana.

E’ con questo spirito che vi invitiamo a partecipare alla nostra festa, con chiaro in mente che tutto va distrutto perchè non c’è niente da salvare, con il desiderio di ricostruire e ricostruirci con impulsi e tensioni nuove. Per farlo dobbiamo vederci, riconoscerci l’unx l’altrx, solidarizzare, unirci e potenziarci. Lo dobbiamo fare dai margini, non come luogo da abbandonare al più presto ma come luogo da abitare, come diceva bell hooks, perchè è lì che dimorano radicalità e resistenza ed è da lì che con orgoglio vogliamo partire.

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Ci vediamo sabato 19/07 dalle 19:00 al Parco di Cemento (KK) con performances, musica, distro e tanta voglia di stare assieme!

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P.S. Rimanete sintonizzatə per sapere di più sul programma!!

CORTEO CONTRO LA REPRESSIONE 21/06

Nessunx al mondo nella storia ha mai ottenuto la libertà facendo appello al senso morale di chi lo opprimeva.” Assata shakur

Non ci stupiamo che il Dl “Sicurezza” sia diventato realtà.
Non ci stupiamo che le masse riottose degli ultimi mesi quando non sono state represse, sono state ignorate.
Non ci stupiamo che i politicanti nei palazzi siano andati avanti per la loro strada secondo il loro piano preciso.
Non siamo poverx illusx con scarso senso della realtà e come abbiamo sempre detto il nostro fine nello scendere in strada non è mai stato quello di chiedere “udienza” ma di asserire le nostre istanze e rivendicazioni.

Se chi è venutx prima di noi si fosse fattx fermare da qualche sconfitta molti risultati e molte vittorie non sarebbero mai state ottenute.

Prendiamo esempio dagli ultimi di questa terra, che non hanno più nulla da perdere eppure alzano la testa e si rivoltano fino all’ultimo respiro, da chi sta nei CPR e nelle carceri, dove il desiderio di libertà e di ribellione contro l’oppressione e l’umiliazione sono più forti delle botte dei carcerieri.

Se possono loro, a maggior ragione DOBBIAMO noi che abbiamo più carte in mano da giocare.

Per questo siamo convintx che la lotta sia solo all’inizio e invitiamo tuttx a scendere in corteo il 21 giugno contro lo stato di polizia, contro il riarmo, contro la militarizzazione del territorio tramite zone rosse e milizie di ogni tipo, contro ogni genere di plauso, aiuto e complicità occidentale ad Israele, per chiedere che il genocidio a Gaza termini immediatamente, in solidarietà alla resistenza del popolo palestinese.

Riprendiamoci le strade, le speranze e i anche i sogni perché una vita in una gabbia, di ferro o dorata che sia, è sempre una vita in gabbia.

Contro STATO DI POLIZIA e Legge “Sicurezza”
Contro il riarmo, la politica di guerra e la militarizzazione dei territori (zone rosse) per una Palestina libera!

CORTEO A UDINE SABATO 21/6/2025 partenza dalla Caserma Cavarzerani ore 18,00

aggiornamenti e info: Instagram @noddlsicurezzanozonerosse.ud