25/05 RE.DILDA – Festa Transfemminista Queer

L’assemblea della D.I.L.D.A nata l’anno scorso per costruire complicità
e resistenze durante l’adunata degli alpini, invita

SABATO 25 MAGGIO 2024
Re D.I.L.DA – Giornata Transfemminista Queer – PARCO DI CEMENTO DEI
RIZZI ARDITO DESIO
(in caso di maltempo ci vediamo allo spazio autogestio di vdr 43)

Dopo un anno dall’adunata siamo tornatx, in barba ai “washing” di
svariati colori che ci vogliono funzionali al sistema e alla guerra, per
ribadire il nostro antimilitarismo, in solidarietà alla Resistenza
Palestinese, contro la progressiva militarizzazione della società e
delle nostre vite. La repressione verso chi si oppone a queste logiche
di dominio colpise sempre più duramente e questa giornata nasce anche
per sostenere chi si trova inguaiatx per aver espresso dissenso, in
particolare durante l’adunata che si è tenuta a Udine a maggio 2023.

Udine: QUESTA NON E’ CULTURA, E’PINKWASHING

Mercoledì 8 maggio siamo andatx a dire la nostra all’evento organizzato da Vicino/Lontano, un festival che si tiene a Udine, intellettualoide e sinistroide, su cui avremmo anche tanto altro da dire a proposito di “recupero” e assimilazione di temi conflittuali, masticati e risputati come cibo digeribile per radical chic e borghesi annoiatx.
Ma torniamo ai fatti di ieri 8/05.
L’evento in questione consisteva nella proiezione del film/doc autobiografico di Paul B. Preciado, “Orlando. My Political Biography”. Abbiamo deciso di andarci e di prendere parola, naturalmente non per il contenuto del film che sentiamo “nostro”, ma per il luogo in cui veniva ospitato, ovvero una delle sale cinematografiche cittadine gestite dal “CEC-centro espressioni cinematografiche”,istituzione culturale cittadina, che qualche mese fa ospitava senza remore, anzi rivendicandolo, il noto “generale V.” e il suo “Il mondo al contrario”.
Riteniamo le due cose semplicemente incompatibili e siamo andatx a dirlo. Le nostre vite non possono essere usate come vernice rosa per ripitturare alcuna reputazione o coscienza.
Abbiamo preso parola appena terminata l’introduzione alla serata, che era già cominciata male, definendo la transizione un “tema disturbante” e chiusa con una sciorinata di ringraziamenti al CEC, che riserva sempre spazi e occasioni anche per temi di questo tipo (…).
Sono stati aperti degli striscioni, volantinato il nostro testo e al termine del nostro intervento ce ne siamo andatx, dichiarando che quella non era una sede idonea per vedere questo film e che lo guarderemo piuttosto collettivamente nei nostri spazi.
Non conosciamo il prosieguo della serata e non ci interessa.
Di sicuro per noi è stato importante esserci, contestare la scelta del luogo e il pinkwashing in corso e andarcene via, ma anche cogliere l’occasione per rendere nota tutta una serie di attacchi che la comunità trans* sta subendo OGGI in Italia e, senza andare troppo lontano, anche nella nostra regione.
Siamo stufx di essere “oggetti” funzionali all’intrattenimento culturale, che riempiono sale e teatri, ma poi, quando c’è da abbandonare il privilegio cis ed etero di fronte a problemi seri come gli attacchi che stiamo subendo, rimaniamo solx a prendere posizione e veniamo definitx un “tema disturbante”.

Infine vogliamo aggiungere, perchè sia chiaro, che l’”occasione” di prendere parola ce la siamo presa, non ci è stata gentilmente messa a disposizione nè dal CEC nè da Vicino/Lontano.

LE VITE DELLE PERSONE TRANS* SONO PIU’ IMPORTANTI DELLE OPINIONI DELLE PERSONE CIS E DEL LORO INTRATTENIMENTO!

A seguire il volantino che abbiamo distribuito. Poniamo l’attenzione soprattutto sulla seconda parte che è un esauriente elenco degli attacchi che attualmente la comunità trans* sta subendo in Italia e non solo.
Buona lettura!

QUESTA NON E’ CULTURA, E’ PINKWASHING!!

Siamo presenti oggi al Visionario come rete di persone trans, queer e transfemministe per porre l’attenzione sui gravi attacchi che la comunità trans sta subendo in questo momento storico, in Italia e nel mondo. Vogliamo approfittare di questa occasione e di questo pubblico, che immaginiamo alleato, per riappropriarci di una visibilità che solitamente ci viene negata, anche quando si parla di noi.

Vogliamo partire dalla constatazione che questo spazio che ci ospita non è lo spazio giusto, e non è nemmeno uno spazio safe.

A gennaio di quest’anno, Roberto Vannacci, reazionario, omofobo, transfobico, misogino e razzista, presentava il suo sedicente libro al cinema Centrale di Udine, spazio gestito dal CEC, lo stesso ente che ospita oggi questa proiezione. In quell’occasione, mentre una parte di cittadinanza udinese sollevava quesiti e indignazione, il CEC si lavava le mani da ogni responsabilità, scegliendo di non assumere alcuna posizione politica sulla faccenda e tirando in ballo i tanto abusati concetti di “democrazia” e libertà di opinione (a sproposito come fa Vannacci, del resto).
A nostro parere, quelle di Vannacci non sono opinioni che possono essere democraticamente esposte, bensì violenti e pericolosi attacchi d’odio verso la comunità trans e queer, contro le persone razzializzate e l’autodeterminazione delle donne. Lasciare spazio e parola a posizioni di questo tenore è altrettanto grave e ingiustificabile.
Ci teniamo a ribadire che le vite delle persone trans e queer e le loro scelte non sono e non devono essere oggetto di opinione, né da parte delle istituzioni, né da parte di ridicoli figuri del calibro di Vannacci, né da parte di alcuna persona eterosessuale e cisgender.

Vogliamo anche ricordare che il CEC, lo stesso ente che all’inizio dell’anno ospitò Vannacci e che oggi ospita il film di Paul B. Preciado, in occasione del Trans Day of Rememberance 2023 negò le sue sale all’ associazione Euphoria trans FVG, che si occupa dei diritti della comunità trans in regione. Ad ottobre l’associazione prese accordi con il CEC per proiettare al Visionario un documentario, con lo scopo di sensibilizzare la cittadinanza sul tema. A novembre, a ridosso della data prevista, il CEC si “volatizzò”, ignorando le chiamate e i messaggi da parte dell’associazione, che si trovò improvvisamente, ad una settimana dall’evento programmato, senza più lo spazio dove poterlo fare e senza alcun preavviso.
Quindi va bene dare spazio alle tematiche LGBTQIA+, purché ci sia un lauto tornaconto?

A questo punto ci sembra evidente che l’unico criterio di cui si avvale il CEC per valutare a chi dare agibilità nei propri spazi è quello del vile profitto: la vergognosa presenza del generale al Centrale, che la nostra ridente cittadina ha frettolosamente dimenticato, ne è stato l’esempio più clamoroso. Più che di un’istituzione culturale stiamo parlando quindi di una sala a noleggio che non si fa alcuno scrupolo a rendersi disponibile ai fascisti che pagano bene.
Non stupisce che stasera invece ci si ritrovi qui, all’insegna della stessa libertà di opinione di cui sopra, che noi invece chiamiamo pinkwashing. Ci chiediamo cosa ne penserebbe Preciado di questa ospitata. Dal canto nostro, alla luce di quanto successo, non consideriamo il CEC una realtà safe e accogliente per le dissidenze di genere e troviamo a dir poco ipocrite e opportuniste queste scelte di programmazione cosiddette “democratiche”.

Il razzismo e i discorsi discriminatori, misogini, transfobici e omofobi, va ribadito chiaramente, non hanno nulla a che vedere con la libertà di espressione e la democrazia. Non basta una lavata di faccia con qualche evento culturale trans*friendly a mettere la pezza che rimane in ogni caso più grande del buco.

Difendiamo l’autodeterminazione delle persone trans*!

Sapendo che in questa sala sono presenti persone alleate e solidali vogliamo anche a rendere noti una serie di attacchi che la comunità trans sta ricevendo in Italia (e non solo). Continue reading

30/04 UDINE: NO ALLA SMART CITY E AL CAPITALISMO DELLA SORVEGLIANZA

GIRIAMO QUESTA INIZIATIVA ALLO SPAZIO AUTOGESTITO DI VIA DE RUBEIS 43 A UDINE!

MARTEDÌ 30 APRILE – ORE 20.30
(dalle 19.30 buon cibo e beveraggi come autofinanziamento)
SPAZIO AUTOGESTITO
VIA DE RUBEIS, 43 a UDINE

incontro di approfondimento sulle smart control room e sulle
implicazioni di questi progetti discriminatori e repressivi di sorveglianza
di massa

Da marzo 2024, anche Udine, come Venezia, Trento, Bolzano, Milano e
altre città entra in una progettualità di smart city. Un videowall di
ultima generazione, una parete di 20 metri quadri composta da 12 monitor
che trasmette le immagini in costante aggiornamento che provengono dalle
telecamere di sorveglianza, che per mezzo di un software integrato da
algoritmi di intelligenza artificiale, incrocerà dati come ad esempio il
luogo, l’orario, il colore degli indumenti, i dettagli dei veicoli,
dalle immagini raccolte in diversi contesti dalle telecamere. Tutto ciò
nella Control Room del Comando di Polizia Locale di via Girardini a
Udine.
Questa sala operativa permette di incrociare i dati ottenuti tramite le
190 videocamere di sorveglianza poste sul territorio udinese, con un
totale di 496 obiettivi montati sulle telecamere stesse, cui andranno ad
aggiungersi altre 86 ottiche montate su 26 nuovi apparecchi di
videosorveglianza, che vanno sommati ai 18 dispositivi per il
riconoscimento delle targhe delle vetture, dislocati nei principali nodi
di traffico della città.
Nella realizzazione di queste politiche ultra tecnologiche di
sorveglianza di massa, l’ente locale non è solo, si avvale infatti della
collaborazione dell’Università di Udine – Dipartimento di Scienze
matematiche, informatiche e fisiche che sta lavorando a Progetti di
videosorveglianza predittiva con l’utilizzo dell’Intelligenza
Artificiale in partenariato con MD Systems, ditta leader nei sistemi di
sicurezza e sorveglianza.
Inoltre il Comune di Udine ha appena varato un Protocollo di sicurezza
partecipata che prevede un sistema gerarchizzato di delazione di
quartiere, in diretto contatto con le forze dell’ordine, atto a
distruggere ogni possibile forma di solidarietà spontanea tra vicini di
casa (e di classe sociale) per affrontare i problemi di vita di ognuno e
a potenziare la criminalizzazione della povertà e della diversità dai
canoni dominanti della società. La Regione FVG ha poi votato un nuovo
regolamento che permette l’acquisto di droni, videocamere e fototrappole
per contrastare l’immigrazione clandestina e il pericolo terrorismo e
blindare ulteriormente il confine italo-sloveno, ora che il trattato di
Schengen è sospeso. Questi dispositivi potranno essere acquistati anche
dalle forze dell’ordine non di frontiera e impiegati nelle città e nei
territori.

La smart city è un luogo che integra i sistemi fisici, digitali e umani
nelle reti e nei servizi tradizionali (ad esempio nei sistemi pubblici
di mobilità).
La prima ricaduta negativa sulla popolazione di questo modello urbano
riguarda la privacy e la sorveglianza.
Nell’ambiente della smart city, il sistema Internet delle cose – tra cui
sensori, telecamere e Wi-Fi – modifica in modo radicale la
consapevolezza situazionale e interferisce con la quotidianità delle
persone attraverso il controllo totale e la polizia predittiva. Negli
attuali scenari urbani la tecnologia non è una cosa a sé, ma è un
soggetto che regola l’ambiente in cui si vive e che viene presentato
come lo strumento necessario per la sicurezza, intesa come priorità in
uno stato di emergenza permanente. Oggi la necessità di “difesa”, viene
perseguita attraverso dispositivi di separazione e canalizzazione: le
persone, diventate utenti della città, possono essere filtrate in
funzione della legittimità riconosciuta alla loro presenza nel dato
luogo da securizzare. La NATO richiede il proprio coinvolgimento nelle
aree urbane in quanto “le città stanno diventando sempre più i bersagli
principali di attacchi militari, politici e terroristici e sono ambienti
di violenza e conflitto”. Molti investimenti nel settore della
digitalizzazione delle città italiane arrivano dal PNNR, che prevede lo
stanziamento di diversi miliardi di euro per la digitalizzazione e la
trasformazione di territori vulnerabili in smart city, attraverso il
recupero del ruolo dei Comuni e la promozione dei partenariati
pubblico-privati. La cooperazione su cui si basano le smart city, vede
infatti come soggetti gli enti territoriali regionali e locali, le
istituzioni culturali e accademiche, le grandi aziende, i cittadini e i
“city users”, cioè coloro che si recano in città per usufruire di un
servizio.

In questo scenario una città che si contraddistingue è Venezia, che ha
inaugurato una Smart Control Room nel settembre 2020, una vera e propria
torre di controllo che ha sede nella sede della polizia municipale al
Tronchetto, realizzata e gestita in collaborazione tra Comune, Venis
S.p.A., Polizia locale e TIM. La data di nascita della Smart Control
Room veneziana non è casuale, il 2020 infatti è l’anno in cui la
gestione dell’emergenza Covid -19 criminalizza l’idea di folla e dà
inizio ad un disciplinamento di massa attraverso dispositivi di
controllo e identificazione che permettono spostamenti e accessi solo
alle persone in possesso del Green Pass. Non troppo dissimile è il
funzionamento del nuovo contributo d’accesso necessario per visitare
Venezia, previsto per aprile 2024.

CINE-TFQ-FORUM – MERCOLEDì 17/04

In Smoke Sauna Sisterhood si parla di un rito ancestrale, catartico, un processo di purificazione del corpo e dell’anima. Donne di diverse generazioni si raccolgono in uno spazio sicuro per dar vita a questo rituale della tradizione estone, durante il quale avvengono confessioni su argomenti delicati e tabù, come aborti, stupri, violenze, ma anche esperienze liberatorie di rivalsa e autodeterminazione. Non c’è vittimismo anzi, un sacco di potenza che scaturisce dalla condivisione di esperienze individuali, che diventano cura collettiva. Le voci di queste donne, i loro corpi, lontani dalla normatività patinata, cui ci hanno abituatx i grandi schermi, ci accompagnano attraverso questo rito, sì corporeo, ma che fa “espellere” i dolori dell’anima e i veleni dell’opressione patriarcale generando infine una forza liberatrice.

Questa storia ci racconta uno spazio separato ed è così che abbiamo voluto organizzare questa serata. 
L’ iniziativa è quindi aperta a donne, lesbiche, persone trans* e non binarie.
Dopo la visione, chiacchiere circolari in libertà su questo documentario e sul significato del separatismo non solo come spazio sicuro o di cura, ma anche come uno degli strumenti a disposizione che, chi è oppressx in seno ad un sistema, si dà per smantellarlo.
Infine se avremo voglia e necessità faremo un piccolo rito collettivo di decompressione.
Vi aspettiamo alle 19.30 per un apericena vegan di autofinanziamento e a seguire (indicativamente un’oretta dopo) proeizione del documentario di Anna Hints.
Lab. TFQ
Ps: Confidiamo nella comprensione, da parte delle persone alleate (che non si riconoscono nella definizione di donne, lesbiche, persone trans* e non binarie) della necessità che abbiamo di questi spazi e di momenti di cura e potenziamento per noi, come soggetti oppressx dall l’etero-cis-patriarcato. Non sempre e non tutto deve essere un momento di educazione per chi si trova in un posizionamento di privilegio sistemico (volente o nolente).
Il separatismo non è uno strumento CONTRO qualcunx, ma uno strumento A FAVORE DI qualcunx. L’alleanza la percepiamo a cominciare da chi riesce a comprendere le nostre necessità e fa un passo indietro.
Grazie

NESSUNA LOTTA FEMMINISTA SENZA GAZA

8 marzo – Una chiamata femminista per lo sciopero per Gaza.
Nessuna lotta femminista senza Gaza

Dalle donne di Gaza alle forze femministe e rivoluzionarie di tutto il mondo, l’avvicinarsi dell’8 marzo rappresenta un’occasione davvero rivoluzionaria per affrontare i sistemi che opprimono le donne, le persone queer e le loro internazionalità. Inoltre funge da cartina tornasole per il femminismo internazionale anti-coloniale e per la sua abilità di trasformare principi teorici in azioni tangibili e utilizzare l’attivismo politico come uno strumento per smantellare questi sistemi oppressivi.

Arrendersi all’implacabile macchina da guerra sionista non è una opzione. Pertanto, l’8 marzo di quest’anno deve essere colto come un’opportunità per un’escalation femminista e rivoluzionaria a sostegno di Gaza, delle sue donne e di tutti i diversi gruppi che costituiscono il suo tessuto sociale.

Quindi, vi invitiamo a unirvi a noi in un’azione internazionale urgente, dichiarando l’8 marzo come Giornata di sciopero globale per le donne palestinesi di Gaza e il loro popolo, mettendo al centro le loro storie, le loro vicende e le loro lotte come forza trainante per l’azione in questa giornata.

Sappiamo che lo sciopero richiede azione organizzativa dal basso e una linea temporale in grado di raggiungere i propri obiettivi di scuotere le economie delle nazioni capitaliste-imperialiste e i loro interessi che sostengono i massacri a Gaza. Riconosciamo comunque che le proteste femministe inonderanno le città di tutto il mondo, e affermiamo il nostro rifiuto del dominio della voce del colonialismo su queste proteste o delle “voci femministe” che hanno sfruttato i diritti e le questioni delle donne come combustibile per il genocidio in corso a Gaza, giustificandolo e facendo il pinkwashing dei crimini di Israele. Rifiutiamo anche il loro disinteresse e la loro cecità nei confronti dello spargimento di sangue delle donne palestinesi.

Comprendiamo che il contesto dell’azione femminista varia con l’oppressione in cui sboccia. Per questo motivo, non limitiamo gli sforzi dellx attivistx di questa giornata alle sole strade. La resistenza femminista ha ideato molteplici forme di connessione tra la sfera pubblica e quella privata, innovando nuovi metodi di connettere le lotte con le condizioni e i contesti di donne confinate nelle loro case e sotto l’assedio militare di un’occupazione e tirannia.

Questa è la nostra scommessa: che i gruppi oppressi, confinati all’interno di mura e che si estendono attraverso oceani, continenti e confini di filo spinato, si uniscano per proclamare che, sia nelle nostre case che nelle strade, “la solidarietà con Gaza è il nostro mezzo di resistenza”. Rompendo le barriere isolanti e simboliche con tutto ciò che possediamo, anche se si tratta solo di una lettera che sfida il colonialismo.

Unisciti a noi l’ 8 marzo e organizzati con noi per uno sciopero globale che scuota i troni del sistema patriarcale e coloniale. Mobilita con noi le forze rivoluzionarie che sono pronte a prendere il comando nel trasformare questa giornata in una di rivolta contro il patriarcato, genocidio, capitalismo e colonialismo in tutti i modi possibili. Attraverso proteste, presidi, scioperi da ogni tipo di lavoro, che sia pagato o non pagato, attraverso il boicottaggio degli acquisti e delle attività giornaliere che alimentano il sistema economico, chiedendo un embargo sulle armi per l’entità Sionista, intensificando gli sforzi per prevenire e interrompere la fornitura di armi a questa entità, prendendo visibilità per parlare delle donne Palestinesi di Gaza, scrivendo blog e post sui social media, diffondendo tweets, volantini, o immagini con messaggi i solidarietà con Gaza. Lasciamo che questa giornata sia una escalation nella lotta contro il genocidio di gaza ed il progetto coloniale degli occupanti sionisti in Palestina. Unisciti allo sciopero e facciamo tremare il mondo in questi giorni, spronando all’azione e affermando il fatto incontestabile che non ci può essere lotta femminista senza le donne di Gaza.

Nessuna lotta femminista senza Gaza

Non c’è futuro senza Gaza

Traduzione da qui
https://www.gazagroup.net/home

CONTESTAZIONE AD INCONTRO TERF e TRANSFOBICO a Trieste

Comunicato sulla contestazione ad incontro Terf e Transfobico che si è tenuto a Trieste martedì 27 febbraio 2024.

LE CHECCHE SCHECCANO
Martedì 27 febbraio, con i nostri corpi e le nostre voci abbiamo portato disordine a un evento al Caffè San Marco a Trieste, che dovrebbe essere tutt’altro che ordinario: la presentazione di due libri, scritti da Silvia Guerini e Costantino Ragusa, che riportano contenuti estremamente transfobici e complottisti sulla stessa esistenza delle persone trans e queer.
Nel libro “Dal corpo neutro al cyborg postumano. Riflessioni critiche all’ideologia gender”, Silvia Guerini, sedicente anarco-ecologista radicale, sostiene che le  rivendicazioni transfemministe e LGBTQ+ non trattino dei diritti di una parte di popolazione repressa, ma facciano parte di un’agenda più ampia e potente (ah ah, magari) con al vertice le Big Tech e vari padroni globali.
Gli autori incolpano il capitalismo e lo stato della diffusione della cosidetta “teoria gender” e contestano con pratiche violente la medicalizzazione dei corpi, in particolare dei minorenni che decidono di intraprendere un percorso di affermazione di genere. A marzo 2023, presso l’azienda ospedaliero-universitaria Careggi di Firenze, queste stesse persone hanno organizzato un presidio per denunciare “le conseguenze irreversibili dei bloccanti della pubertà”: un tentativo violento di sovradeterminare le scelte e i percorsi individuali delle persone trans*, invalidandone l’esperienza. Secondo le loro narrazioni, i percorsi di affermazione di genere sarebbero troppo facilmente accessibili. Peccato che  gli iter serratissimi, con liste d’attesa infinite, ambienti discriminatori e pratiche istituzionali violente, dobbiamo affrontarli noi e non loro. E che i corpi medicalizzati, psichiatrizzati e messi continuamente in discussione, siano i nostri e non i loro.
Questa visione del mondo è indicativa di quanto i soggetti che la diffondono siano funzionali alla riproduzione dello stato di marginalizzazione e sfruttamento che viviamo: narra un ribaltamento dei rapporti di potere che racconta una realtà in cui froc3 e trans* sono una sorta di classe obbediente e funzionale al capitalismo, che trae guadagno e giovamento dall’attuale organizzazione della società e da chi la governa. Tutto ciò è ridicolo: alla violenza e alla discriminazione che subiamo ogni giorno sui nostri corpi (come accaduto anche martedì!) si somma l’ulteriore marginalizzazione sul piano economico, sociale, sanitario e su ogni aspetto materiale delle nostre vite.
La serata del 27 è stata l’ennesima occasione in cui persone cis-etero hanno tentato di schiacciarci, dettando regole da applicare sui nostri corpi e sulle nostre esistenze, vittimizzandosi e sostenendo che la sofferenza, l’autodeterminazione e la libertà siano retoriche che usiamo per “trasformare i nostri capricci in diritti umani”.
Il potere che queste persone hanno di spingere all’odio e alla queerfobia, di influenzare il pensiero di menti non informate, è pericoloso e mette a rischio la nostra libertà. Troviamo inaccettabile che gli sia stato messo a disposizione un luogo in cui farlo: il Caffè San Marco, che paradossalmente tra i suoi “punti forti” su google indica l’essere queer-friendly, ha concesso a queste persone uno spazio all’interno di uno dei locali storici di Trieste per diffondere messaggi di discriminazione e disinformazione.
Le parole d’odio risuonano se ci sono appoggio e ascolto, ed è per questo che abbiamo deciso di portare disturbo con la nostra presenza, di esprimere la nostra rabbia, di contestare con la nostra stessa esistenza di persone trans* quanto sostenuto da Guerini, Ragusa e Boscarol. Le checche hanno scheccato, abbiamo interrotto questo triste spettacolo di falsa informazione e contenuti queerfobici portando la nostra esperienza, la nostra rabbia, urlando assieme che “l’uomo violento non è malato, ma figlio sano del patriarcato”, nel momento in cui Ragusa ha alzato le mani su più compagn3, dimostrando in azione l’atteggiamento violento e machista che queste persone hanno verso la nostra esistenza, dimostrando che la loro intenzione è di decidere sui nostri corpi, di negarne l’esistenza e la validità.
Siamo dissidenti, siamo indecoros3, le nostre voci non saranno silenziate, i nostri corpi non saranno schiacciati, le nostre esistenze non saranno minate.
QUEER RAGEPer approfondire lasciamo i link ad articoli di compagnx:
https://infernourbano.altervista.org/sulla-deriva…/
https://infernourbano.altervista.org/postscriptum-al…/

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PER VOI CHE VI SENTITE ASSOLTI

Nostro intervento al termine del corteo transfemminista contro la violenza di genere che si è tenuto a Udine il 25 novembre 2023

“Per voi che vi sentite assolti”

Novembre 2023, la storia si ripete: l’ennesimo uomo ha deciso di uccidere una donna e siamo già stufe del can can mediatico che si scatena ogni volta che succede. Siamo stufe della narrazione del bravo ragazzo, di quanto fosse un gesto inaspettato, di quanto sia così incredibile e, a parole, inaccettabile quanto avvenuto. Lo sottolineiamo: A PAROLE è inaccettabile, perché, nei fatti, nulla si muove affinché qualcosa cambi davvero.

Hanno ragione le voci che si levano a denunciare il femminicida come figlio sano di questa società, a sottolineare che non sia una mela marcia, ma la norma.
Sappiamo che il femminicidio è solamente l’apice della violenza di genere, l’atto finale di una credenza pervasiva, come espresso con forza da Elena Cecchettin, che il patriarcato vorrebbe vedere zitta e piangente in casa. A lei va tutta la nostra solidarietà in questo momento. Sappiamo -come lei- di vivere in una società misogina, sessista, omofoba, transfobica, razzista e classista, costruita per porre al vertice della piramide l’uomo (principalmente bianco eterosessuale e cisgenere) ed è a voi uomini che ci rivolgiamo.

Voi uomini siete responsabili, nessuno Continue reading

JIN JIYAN AZADI – La rivoluzione delle donne in Kurdistan 17/11/2023


Iniziativa a cura di alcune compagne femministe che attraversano lo spazio autogestito di via de rubeis.

Venerdì 17 novembre 2023 _ ore 19.30
presso lo Spazio Autogestito di Via De Rubeis 43 a Udine

Presentazione del libro
“Jin Jiyan Azadi – La Rivoluzione delle donne del Kurdistan”
Curato dall’Istituto Andrea Wolf e pubblicato da Tamu Edizioni

Jin, Jîyan, Azadî raccoglie le voci di venti rivoluzionarie curde e le compone in un’architettura maestosa: le combattenti ci offrono attraverso memorie private, lettere e pagine di diario una profonda riflessione su un percorso che non inizia con la riconquista di Kobane del 2015 ma ha radici ben più lontane. Per la prima volta scopriamo dalla prospettiva delle protagoniste la visione del mondo e le scelte di vita che le hanno portate alla guida di una guerra di liberazione, oltre che di un epocale progetto di trasformazione dei rapporti tra donne e uomini, tra nazioni e tra specie viventi. La loro proposta di una via d’uscita ci cattura e destabilizza i nostri canoni culturali.

Vi aspettiamo per il BUFFET VEGAN di autofinanziamento _ ore 19.30
E a seguire la PRESENTAZIONE del libro _ ore 20.30

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