Le strade sicure le fanno lx compagnx che le attraversano

Nei giorni scorsi abbiamo appreso, attraverso dei video ormai ben noti, che a Milano una ragazza indifesa è stata aggredita e malmenata ripetutamente da tre vigili con manganello, calci e spray al peperoncino.
Il giorno dopo un ragazzo a Livorno, già immobilizzato, è stato preso a calci in faccia e tenuto per il collo da due carabinieri.

Si tratta delle ennesime violenze sbirresche, che hanno come target le soggettività marginalizzate, razzializzate, queer e sex workers.

Sappiamo bene che non si tratta di casi isolati o di mele marce e che di fatto la gran parte delle violenze di Stato venga perpetrata lontano da telecamere indiscrete, rimanendo ai più sconosciuta.

Questi recenti episodi sono, in effetti, alcuni dei pochi casi di aggressione che sono stati immortalati dalle telecamere e che hanno quindi goduto di una certa attenzione mediatica. Attenzione che spesso, come in questo caso, si trasforma in puro voyeurismo.
I video, senza alcun rispetto per la vittima, sono stati diffusi dalle varie testate giornalistiche, veicolando una narrazione spesso razzista e transfobica e distogliendo l’attenzione dal reale problema: la repressione sistemica delle esistenze marginalizzate e non ciseteronormate. Continua a leggere

La tre giorni della Dilda : Comunicato post adunata

Dall’Assemblea della D.I.L.D.A

L’esperienza della Dilda si è conclusa e dopo alcuni giorni di disintossicazione sentiamo la necessità di condividere una riflessione.

Da dove siamo partite

A prescindere da quanto successo l’anno scorso, noi la D.I.L.D.A – Distruggi Infùriati Lìberati e Debella gli Alpini! (sono tutti imperativi quindi non abbisognano di schwa cretini!)- per questa adunata l’avremmo fatta lo stesso. Il motivo è presto detto: l’unica eccezione di Rimini rispetto alle adunate precedenti non è stato il numero di molestie, ma l’attenzione mediatica sulle stesse.
Maschilità egemonica, tanti uomini uniti sotto il vessillo nazionalista e militare in un cameratismo da spogliatoio e imbevuti nell’alcol come ciliegine sotto spirito sono l’humus ideale per il proliferare della cultura dello stupro.
Non ci aveva stupito minimamente nemmeno la retorica cuscinetto che ne era seguita che funge solo da conferma, ovvero quella della GIUSTIFICAZIONE. Le mele marce, gli infiltrati col cappello piumato finto, la goliardia, invece di parlare di molestatori in branco, tutta roba che segue pedissequamente il solito copione mediatico.
Quindi un safer space andava creato.
Abbiamo attivato anche un numero di telefono per eventuali condivisioni e offrire ascolto, dicendo fin da subito che non siamo operatrici sociali, facendo intendere che il numero avrebbe avuto un ruolo di supporto e non necessariamente di denuncia pubblica.
Mantenere l’anonimato e la segretezza di tutto ciò che sarebbe ed è passato da lì, dire che quel mezzo era fatto per prendersi cura di noi, per solidarizzare e non per offrire sponde a carriere, giornalisti, tribunali, sbirri o altro.
Ci dispiace solo per le chiamate perse a notte fonda: semmai leggiate questo comunicato, sappiatelo.

Separatismo femminista, estimatrici e detrattori

Sicuramente siamo felici che la D.I.L.D.A sia riuscita ad essere un luogo accogliente: ce lo testimoniano i ringraziamenti delle persone che hanno potuto passare con noi qualche ora serena e complice e anche di quelle che non sono potute essere presenti, ma che ci hanno fatto sapere di aver provato sollievo nel sentire che in città esisteva un luogo di resistenza all’invasione. Come ben sappiamo, è vitale la presenza di spazi e tempi per noi. A chiunque abbia letto nel termine “separatismo” solo la parola “esclusione”, sbattiamo in faccia la realtà dei fatti: la tre giorni è stata condivisione, discussione, leggerezza e cura ed è stata costruita da (e dedicata a) persone che, invece, l’esclusione la vivono davvero, quotidianamente e su più livelli.
E’ anche importante rilevare che una visibilità mediatica espressa in termini talvolta pruriginosi e talvolta scandalistici, per niente ricercata da parte nostra, sia stata probabilmente la causa di alcune sgradite visite: persone non bene intenzionate si sono avvicinate allo spazio in occasioni diverse con fare provocatorio. Hanno provato ad entrare o hanno tentato di suscitare reazioni da parte nostra, nel tentativo -immaginiamo- di avere la scusa per passare al sodo. Tutti sono stati fatti sloggiare! Evidentemente molti UOMINIETEROCIS sono spaventati dall’esistenza di un luogo che pone in discussione la loro libertà di mettere piede e becco in cose che non li riguardano 365 giorni l’anno e 24/7. Riveliamo loro un piccolo segreto: ce ne saranno ancora di momenti così, quindi dormite pure sonni tranquilli. O agitati. O non dormite: tanto che ce ne frega, a noi? Continua a leggere

PROGRAMMA “I tre giorni della D.I.L.D.A – 12-13-14 maggio a UDINE”


Dall’Assemblea della D.I.L.D.A
1312-14 MAGGIO 2023 presso lo SPAZIO AUTOGESTITO DI VIA DE RUBEIS 43 A UDINE

I TRE GIORNI DELLA D.I.L.D.A  Distruggi.Infùriati.Lìberati.Debella gli Alpini!

UNA TRE GIORNI AUTOGESTITA NON MISTA*, UNO SPAZIO CHE VUOLE ESSERE PIÙ SICURO PER DONNE, LESBICHE, TRANS, PERSONE NON BINARIE E QUEER durante l’adunata che si svolgerà in queste date a UDINE!

*PERCHE’ NON MISTA?
Il separatismo per noi è uno strumento di LOTTA un’occasione di IMPOTERAMENTO è un momento di COMPLICITA’ che vogliamo condividere con persone che hanno il nostro stesso posizionamento in seno al sistema etero-cis-patriarcale. Vogliamo per una volta non dover distrarci a spiegare, ma concentrarci su di noi e sui nostri bisogni e su come difenderci ma soprattutto attaccare il sistema che ci opprime.
Siamo sicurx che ogni uomo etero cis che sia veramente alleato capirà, rispetterà questa decisione e non insisterà!

SOS ALPINI MOLESTI tel: 331 4613411
operativo da 12/05 al 15/05
MAIL alpiniaudine@anche.no
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1312-14 I TRE GIORNI DELLA D.I.L.D.A

Come Laboratoria Femminista, Transfemminista e Queer di Udine insieme ad altre individualità femministe e antimilitariste con cui condividiamo diversi spazi, lotte e momenti di autogestione in città e non solo, abbiamo deciso di rispondere all’adunata degli alpini di Udine, tenendo proprio in quei giorni, aperto il nostro Spazio Autogestito di via de rubeis 43 come spazio sicuro, di ascolto, decompressione e sorellanza per chi ne avesse bisogno.

In chiave postivittimista quindi, oltre a non subire questo evento passivamente, cercheremo di costruire dei momenti di complicità e rafforzamento collettivi alternati a momenti di socialità, di cui in quei giorni saremo espropriatx!

Ci fa piacere se ci aiutate a diffondere il testo sotto e/o il volantino allegato

Streghe Vol(A)nti(nanti) sui muri di Udine

Riceviamo e diffondiamo volentieri questa iniziativa!

Violenza di genere: i dati italiani del 2020 sono un susseguirsi di percentuali aggravate dalla solitudine e dalla chiusura sociale. 

Mentre durante il lockdown  a livello nazionale  la violenza di genere in ambito familiare e domestico ha raggiunto nuovi tristi primati numerici, non sono nemmeno mancati gli episodi di stupro o tentata violenza ai danni delle donne a livello locale

Ricordiamo e riportiamo all’attenzione pubblica lo stupro di Capodanno, quello di ferragosto a Lignano, il tentativo di stupro all’ospedale di Udine avvenuto qualche settimana fa ai danni prima, di una donna in attesa di cure al pronto soccorso e poi, di una donna anziana ricoverata in un reparto, il recente episodio di via Cividale a Udine, dove all’inizio di Novembre cinque uomini tentavano di stuprare una donna e venivano fermati da un altro uomo che si trovava casualmente sul luogo.

Paradossale e al tempo stesso emblematica della logica che tiene in vita la cultura dello stupro é la narrativa di quest’ultima vicenda proposta dalla stampa locale, che preferisce mettere in risalto il carattere eroico dell’intervento da parte dell’uomo, il quale accorre a scongiurare l’aggressione, piuttosto che soffermarsi sulla gravità in sé dell’atto di violenza perpetrata ai danni della ragazza.  

Non sarà certo un caso che non ci si dilunghi sull’identita e nazionalità degli aggressori, in quanto evidentemente non strumentale al consueto discorso di criminalizzazione dello “straniero” e perciò non funzionale alle solite politiche razziste che alimentano liberticide politiche securitarie.

La violenza eteropatriarcale non va a colpire solo le persone che si identificano come donne, ma tutte le persone che non rientrano nella divisione binaria dei generi e degli orientamenti sessuali, come le persone lesbiche, trans, queer o qualsiasi altra identità di genere che in questa società viene marginalizzata e soffocata.  

Come é impensabile separare le violenze su persone di colore e/o immigrat* dal contesto politico razzista in cui vengono attuate e subite, così é fondamentale comprendere che ogni atto di violenza sessista, omofoba, transfobica, non fa altro che riaffermare il potere eteropatriarcale e il dominio degli uomini sui corpi delle donne e delle persone lesbiche, trans, queer o qualsiasi altra individualità oppressa perché appartenente ad una categoria diversa dal modello universale maschile eterosessuale. 

Ribadendo che non sentiamo assolutamente il bisogno di farci proteggere da uomini-eroi (con o senza divisa), ma anzi rifiutando completamente questa logica che relega l’aggressione a un fatto quasi di sfondo e che ne pone in secondo piano la matrice sessista, esprimiamo solidarietà verso tutte le vittime di violenza eteropatriarcale, lesbofobica e transfobica. 

La cultura dello stupro colpisce ogni donna, lesbica, persona trans, gay, queer. 

Lo stupro di una donna, di una persona lesbica, trans, gay, queer è un atto di violenza, terrore e limitazione rivolto a tutt*. 

Inchiodiamo gli uomini e le istituzioni alle loro responsabilita’ e identifichiamo in queste ultime le vere fautrici di una violenza strutturale a cui ci opponiamo come soggettivita’ antirazziste, antifasciste e antisessiste.  

Mentre scriviamo questo, probabilmente già non esaustivo, elenco di atti di prevaricazione violenti, apprendiamo di un altro femminicidio in provincia di Pordenone, quasi a sfottò, proprio il giorno contro la violenza maschile sulle donne.

La MERDA FEMMINICIDA L’omicida ci ha pure provato a parlare di black out  e i media non hanno lesinato ad usare queste parole quasi per minimizzare la responsabilità del gesto. E poi…nemmeno 24 ore dopo, l’ennesimo atto di revenge porn ai danni di una donna che non ne vuole sapere più di un uomo e che si ritrova minacciata di essere buttata on line nuda.

BASTA!

Non perdoniamo e non ci lasciamo sottomettere e rivendichiamo
l’autodifesa femminista!

Patriarcato: gioiremo solo quando sarai bruciato!

Streghe vol(A)nti(nanti)